La nostra è una piccola galleria, nata in un paese minuto e con sogno invisibile: cambiare il mondo. Siamo consci che la fotografia, le arti relazionali, quelle performative o che il disegno, la materia, il video non siano atti rivoluzionari. Ma lo diventano quando il pubblico incontra, accoglie, ingerisce ciò che nascondono dietro il visibile. La nostra è una piccola galleria, nata in un paese minuto. Con un sogno possibile.
24.08 > 30.09 Gianluca Vassallo
AMERICANADA
America I’ve given you all and now I’m nothing.
America two dollars and twentyseven cents January 17, 1956.
I can’t stand my own mind.
America when will we end the human war?
Go fuck yourself with your atom bomb.
I don’t feel good don’t bother me.
I won’t write my poem till I’m in my right mind.
[…] Allen Ginsberg — America
L’America è di tutti, soprattutto di chi la detesta. Ci stanno comodi i progressisti con le ali, i conservatori armati, filosofi della scienza, cospirazionisti. E con loro gli affamati e i culi enormi, la cultura del rifiuto e quella della gloria. E, poi, la felicità costituzionale, la proprietà monofamiliare, la cosa giusta, il dovere, le praterie. Tutto sta nell’America e l’America sta dappertutto, perché tutto è cinema e ogni cosa è vera.
Tutto questo per dire che questa mostra è un film, scritto dall’America che detesto.
Oppure ha ragione Charlotte (Menard) : “Questo è il tuo sguardo davanti all’abisso occidentale. Ci vedo un mondo che sta per finire. Forse è già finito. E queste immagini che hai realizzato sono soltanto come quelle dei corpi celesti già smarriti, di cui riceviamo l’immagine solamente oggi, dopo un viaggio infinito dall’altro lato dell’universo. Americanada. Mondopieno. Fine del sogno.”
E, se ha ragione lei, questo è un film scritto da noi. Tutti.
